mercoledì 6 ottobre 2010

Ngorongoro....un ricordo

Ngorongoro Park, Tanzania, agosto 1991

Ancora oggi, assiem
e ai miei figli, mi capita di guardare alla televisione documentari sulla vita animale in Africa. Osservo il loro stupore e ascolto con grande curiosità i loro commenti. I loro occhi esplorano un mondo che non riescono ad identificare come reale, le loro domande cercano di capire questi luoghi lontani. Da bambino anch'io divoravo documentari (i primi, ricordo, erano in bianco e nero e non avevano certo le tecniche di riprese di oggi). Di notte poi sognavo di correre incontro ad un grande elefante, sentivo il ruggito del leone che nella notte si avvicinava e il rumore degli zoccoli delle zebre in fuga. Di giorno invece giocavo a fare l'esploratore, ad avventurarmi nella giungla alla ricerca di una specie animale che nessuno aveva mai ancora incontrato.
Quando molti anni dopo, oramai grande, mi sono calato nel cratere di Ngorongoro il mio cuore batteva all'impazzata.
Coronavo un sogno cullato e cust
odito da decenni e mi accingevo ad entrare in un luogo di cui ricordavo perfettamente il nome e alcune immagini viste nel piccolo schermo di casa. La discesa riservava subito alcune sorprese. In quegli anni gli unici autorizzati a girare liberamente nel cratere (il cui diametro è di circa 16 chilometri) erano i pastori Masai, che con le loro mandrie si spingevano nella zona più vicina alla risalita, dove presumibilmente erano meno frequenti le presenze dei grandi felini. Puntualmente alcuni giovani Masai che portavano al pascolo le loro mandrie si avvicinarono, incuriositi, alle nostre auto.
Scendemmo anche noi dall'auto, camminavo nella savana. I miei piedi toccavano - quasi con rispetto - quei luoghi che a volte mi avevano fatto interrogare perfino sulla loro esistenza. Il silenzio era assoluto, una leggera
brezza muoveva le foglie senza emettere suoni. Camminavo e respiravo, quasi affannosamente, nel tentativo di percepire, e magari anticipare, qualsiasi piccolo suono. Ecco quello è uno di quei momenti in cui la magia dell'Africa, il suo odore e il suo sapore, ti inebriano e ti resteranno dentro per il resto della tua esistenza.
Solo alla sera, come scriveva Alberto Moravia, si ha "la sensazione confusa di aver vissuto un'esperienza sconcertante di un Paradiso terrestre, proprio come quello descritto nella Genesi".

Ancora oggi pensando al cratere di Ngorongoro, mi immagino di rivederlo con gli occhi dei miei figli. Un giorno, forse.

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