lunedì 4 ottobre 2010

Cinema: Hotel Rwanda (2004)

Hotel Rwanda, diretto da Terry George nel 2004, è un film che racconta la vera storia di Paul Rusesabagina (interpretato da un bravissimo Don Cheadle), direttore di un grande albergo (Hotel Des Milles Collines) di Kigali, capitale del Ruanda, che nel 1994, allo scoppio della guerra civile che diede via al genocidio salvò numerose vite (oltre 1200) di civili ospitandoli nel suo albergo e difendendoli dall'esterno.
Il film, racconta in modo semplice, una storia drammatica che il mondo intero ha prima sottovalutato e poi rimosso. Lo fa inserendone tutte le contraddizioni e le miserie che hanno contribuito a far uccidere, in cento giorni, oltre un milione di persone. Dalla difficile identificazione del gruppo etnico (Hutu o Tutsi), dal ruolo immenso che ha avuto la radio nell'istigare l'assassinio degli "scarafaggi" tutsi , all'impotenza colpevole delle Nazioni Uniti, al ruolo attivo (negativamente) della Chiesa cattolica, al ruolo dei francesi e dei belgi (intervenuti solo a salvare i propri uomini), al silenzio dei media mondiali, al sistema di corruzione e alla indifferenza di una parte della popolazione e della chiesa.
Un film sicuramente per conoscere e per ricordare.
Per la cronaca oggi Rusesabagina oggi vive in Belgio e non è esente da critiche in patria.




Il genocidio del Ruanda ha inizio il 6 aprile 1994, quando l'aereo presidenziale del presidente Juvenal Habyarimana (Hutu, al potere dal 1973 a seguito di un colpo di stato) fu abbattuto da un missile terra-aria mentre era di ritorno da un colloquio di pace assieme al presidente del Burundi Cyprien Ntaryamira (Hutu, al potere da pochi mesi). Chi fu ad abbattere l'aereo non è ancora chiaro, anche se l'ipotesi più probabile appare quella che incolpa le frange più estremiste del partito dello stesso Presidente, contrari agli accordi di pace che concedevano al Fronte Patriottico Ruandese (composto in prevalenza da Tutsi) un ruolo politico importante.
Il giorno seguente, il 7 aprile, a Kigali iniziò la vendetta trasversale contro i Tutsi (ritenuti colpevoli dell'abbattimento), che il realtà fu un pretesto per iniziare una strage. Vennero assassinati, con rudimentali strumenti quali machete, bastoni e mazze chiodate, non solo i Tutsi, ma anche quella parte di Hutu imparentata con i Tutsi e gli Hutu moderati, mentre la radio "RTLM" incitava, attraverso il suo speaker a "seviziare e uccidere gli "scarafaggi" tutsi". In 100 giorni furono torturati e assassinati più di un milione di persone.
Nel luglio 1994 il Fronte Patriottico Ruandese prevalse militarmente e costrinse alla fuga oltre un milione di Hutu che si rifugiarono nei paesi confinanti quali Burundi, Zaire(oggi Repubblica Democratica del Congo), Tanzania e Ugunda. La pressione dei rifugiati , soprattutto in ex Zaire (dove si rifugiarono gran parte dei mandanti e dei carnefici del genocidio), è stata causa (e continua ad esserlo) delle guerre che nella Regione del Kivu si sono avute a partire dal 1996.
Tutto questo avvenne sotto gli occhi (e il disinteresse) delle Nazioni Unite (già presenti in Ruanda con la missione UNAMIR) che invece di "imporre" il cessate il fuoco (ovvero il massacro) e permettere l'assistenza umanitaria, decisero il 21 aprile (quindi nel pieno del genocidio) di ridurre il contingente UNAMIR e di "stare a vedere".
Nel novembre 1994 le nazioni Unite decisero di istituire il
Tribunale Internazionale per il Ruanda, con sede ad Arusha (Tanzania) e nel febbraio 1995 imposero a tutti i paesi membri l'obbligo di collaborare (come sempre, obbligo non rispettato). Solo nel 2008 sono state emesse le prime condanne: ergastolo per il sacerdote cattolico Athanase Seromba e per il colonnello Theoneste Bagosora (ritenuto ideatore del massacro), il maggiore Aloys Ntabakuze e il colonnello Anatole Nsengiyumva.
A distanza di 16 anni, molti attori restano in libertà protetti dai paesi occidentali.

Sulla vicenda è stato anche scritto un libro, Hotel Rwanda, pubblicato in Italia da Il Canneto nel 2013 (nel 2006 negli Stati Uniti).

Per chi non si impressiona della realtà vi linko un sito con alcune foto del genocidio.

Nessun commento:

Posta un commento