venerdì 16 luglio 2010

A proposito delle donne africane

Thomas Sankara, primo tra i leader africani, aveva capito che lo sviluppo dell'Africa passa attraverso il ruolo determinante delle donne. Nel suo breve periodo al governo, non solo ha posto donne in ruoli chiave di governo, ma ha tentato di scardinare antiche e sminuenti tradizioni (come tutte quelle legate alla mutilazioni genitali femminili all'infibulazione in particolare) entrando spesso in conflitto con i capi clan. Nel suo discorso di orientamento politico al Consiglio Nazionale della Rivoluzione (2 ottobre 1983) aveva inserito la lotta alla liberazione della donna come punto centrale del suo programma, sostenendo che la "liberazione della donna è una necessità del futuro..... che se perdiamo la lotta per la liberazione della donna, abbiamo perso il diritto di sperare in una trasformazione positiva superiore della nostra societa". Inoltre Sankara, con amaro realismo, mette in guardia le donne burkinabè - delle quali aveva affermato che bisogna necessariamente tener conto delle loro asparazioni - sostendo che " in ogni uomo dorme un essere feudale, un fallocrate che occorre distruggere".

Sonkolo, The Gambia, inizio settembre 1992
Sono giunto in Gambia da qualche mese. La mia giovane curiosità mi ha spinto a girare il Paese in lungo e il largo (non è che poi sia stato così difficile... date le dimensioni!) alla ricerca di immagini e profumi da catturare. Sono stato invitato dall'amico Samba, che lavora presso il laboratorio di veterinaria, a pranzare e festeggiare la nascita di suo fratello nel suo villaggio, distante una decina di chilometri da dove vivo, oltre il fiume.

Lungo la strada la consueta scena. Donne che lavorano nei campi (molte con un figlio piccolo sulle spalle), donne che vendono i loro pochi prodotti in piccoli banchetti, donne a petto nudo che lavano nel fiume teli multicolori, donne che camminano sotto il sole martellante. Di tanto in tanto qualche albero, e sotto alla sua ombra una bantaba, dove fumano silenziosamente alcuni uomini.

Arrivo al villag
gio di Sonkolo, che è composto da una trentina di capanne, ben fatte e spaziose. Affacciano tutte in una sorta di cortile con al centro un pozzo d'acqua. Le donne sono molto indaffarate... chi cucina, chi pesta in enormi mortai il grano, chi lava la biancheria, chi raccoglie l'acqua dal pozzo, chi bada ai bambini e chi ramazza per terra. Dalla parte opposta gli uomini, seduti in un semicerchio, con il capo villaggio - l'alkalo - al centro che discutono animatamente. Vengo accolto (anzi a dire il vero, veniamo accolti, perchè insieme a me c'è Maria, una pediatra con cui lavoro) con grande calore, siamo trattati come ospiti di riguardo (è sorprendente che il riguardo è dato solo dal colore della nostra pelle).
Da lì a poco viene servito il cibo. Due grandi vassoi contenenti i due piatti tipici dell'area: il domodà (pollo cotto in crema di arachidi) e il benacin (una sorta di spezzatino di manzo con cipolle e spezie) il tutto adagiato su abbondante riso. Due grandi piatti sono po
rtati al centro del tavolo (in realtà siamo seduti a terra) da cui tutti elegantemente attingono con la mano sinistra, arrotolando abilmente il riso e mischiandolo, sempre tra le dita, con un pezzo di carne. Mangiano prima gli uomini e gli ospiti, le donne iniziano a rassettare la cucina. Solo alla fine i piatti (con gli avanzi ... di fatto) verranno portati dalla la parte delle donne e dei bambini che, allegramente (le donne sono sicuramente più allegre) finiranno il cibo.

Mi imbarazza questa separazione, anche se percepisco in loro un'estrema normalità.

Poco dopo, mentre sorseggiamo un the speziato, noto che tutte le donne del villaggio sono spar
ite, pochi bambini, i più piccoli, giocano ancora tra le capanne. La conversazione, resa difficile dalla lingua, -difatto Samba ci traduce, dal serer, tutto quanto viene detto ed in particolare quello che dicono gli anziani - verte principalmente sul raccolto e sulla stagione difficile per gli allevatori.

Da lontano si odono i suoni dei tamburi. Il gruppo di suonatori, chiamati per l'occasione festosa, si avvicina verso il p
iazzale - esterno al compound - sotto un grande baobab.
Mentre il suono si approssima
, siamo invitati dall'alkalo a seguirlo verso la grande bantaba posta all'ombra del baobab - i suonatori sono oramai giunti. Il ritmo dei tamburi è incalzante (rimpiango di non aver portato il registratore portatile) e cresce in modo travolgente. Tutti gli uomini sono seduti (per me recurano perfino una vecchia sedia di legno) ...... ed ecco apparire, da dietro una grande capanna, tutte le donne, vestite nel migliore dei modi, con i capelli acconciati, le quali dopo aver omaggiato i musicisti con dei dalasi, si scatenano in balli. Saranno due ore di danze- le donne del villaggio, alcune con i loro bimbi sulla schiena, si alterneranno al centro della "pista", tra le urla e gli incitamenti delle altre. Alcuni balli ironici e divertenti, alcuni ammiccanti e sensuali.... tutti comunque festosi e divertenti. Che energia le donne africane, instancabili.... una forza della natura (credo che sia la vera ragione per cui gli uomini le temono!!!).

Sankara , nel suo essere visionario, aveva perfettamente intuito la forza delle donne africane, una volta disse " ... l'esperienza dimostra sempre più che solo il popolo organizzato è capace di esercitare il potere democraticamente. La giustizia e l'equaglianza che ne sono i principi di base permettono alla donna di mostrare che le società sbagliano a non accordarle fiducia sul piano politico come su quello economico. Così, la donna che esercita il potere a cui è giunta attraverso il popolo, è in grado di riabilitare tutte le donne condannate dalla storia".

Questo errore (non accordare fiducia nella vita politica) è ancora presente nel nostro mondo politico (basti pensare all'Italia) ed in Africa in particolare.
Al di là di alcune reggenze femminili (spesso dettate da elementi luttuosi e scarsamente incisive sul piano politico) in alcuni stati africani (Etiopia, Lesotho e Swaziland) ,la prima donna africana a diventare primo ministro è stata Elisabeth Domitien nella Repubblica Centroafricana (1975-76), seguita solo molti anni dopo da Sylvia Kinigi nel Burundi (1993-1994) e da Agathe Uwiligiymana in Ruanda (1993-1994).

In questo momento ( 7.2010) l'unica donna al potere in Africa è il Presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf, in carica dal 2006.

La strada intravista da Sankara è ancora molto, molto lontana.


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